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a cura di Velia Littera

SKIN_20 di Roberta Morzetti a cura di Velia Littera


In soli tre mesi è cambiato tutto! Per chi lavora nel mondo dell’arte sarà molto difficile riuscire a tornare al prima. Forse dovremmo pensare al dopo e capire bene quale ruolo svolgerà una galleria d’arte intesa come luogo di presentazione ed esposizione. Personalmente vorrei continuare a crederci ed è per questo motivo che la prima attività post lockdown della galleria Pavart, è l’allestimento della mostra personale di scultura di Roberta Morzetti SKIN_20.

Già dal titolo si percepisce aria di cambiamento, anche nome attribuito ad una scultura realizzata dall’artista presentata in anteprima in occasione di questa mostra. SKIN_20 è un’opera scultorea che raffigura una figura femminile a tre teste che unitamente ai tre busti femminili formano un cuore quale icona di speranza che l’amore regni sovrano in tutto il mondo. Non è un caso che l’artista ha anche utilizzato il numero tre quale simbolo della creatività come espressione e sviluppo dell’intelletto dotato di grande energia.

La Morzetti, con questa scultura, vuole iniziare una nuova vita e condivide attraverso il suo segno un’idea, un pensiero, un’emozione. Un pensiero matematico perfetto che riporta sempre al 3, passato, presente e futuro; raccoglimento, riflessione e rinascita; pensiero, azione e materia; cielo, terra e uomo; Padre, Madre e Figlio.

Considerato il numero perfetto, in quanto espressione della Trinità, la perfezione per Roberta diventa un’esigenza fisica di voler creare delle sculture che parlino una lingua universale molto vicina alla figura femminile, laddove esalta la bellezza, la forma, il corpo, l’intelletto e il cuore.

La Morzetti quindi cambia pelle, si proietta verso una nuova dimensione e le sculture in mostra sono testimonianza di una importante maturità artistica raggiunta negli ultimi due anni, nel corso dei quali l’artista ha vissuto momenti di grande dolore ma, con tenacia, è stata capace di trasformarlo in opere d’arte meravigliose capaci di scuotere l’animo.

A pelle si sentono cose a cui le parole non sanno dare nome, come citò Alda Merini, infatti difronte alle sculture di Roberta le parole rimangono sospese, sono le emozioni a parlare. Prendono così il sopravvento la sorpresa, l’inquietudine, la tenerezza e ll desiderio di entrare nella scultura per interpretarne il segno artistico.

La scultura in sé diventa un racconto fatto di tante sfaccettature, la vista scorre su una superficie infinita di angolazioni e da ognuna si percepisce la grande maestria dell’artista che vuole esprimere la sua voglia di rinascita. La predominanza del bianco nelle sue sculture, che plasma con infinite sfumature è un ulteriore messaggio per comunicare che la speranza di un rinnovamento è sempre possibile.

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