Subconscious is Freedom
- Velia Littera
- 8 ago
- Tempo di lettura: 2 min
La mostra personale “Il Subconscio è libertà” dell’artista armeno Guy Ghazanchyan, è un viaggio nei territori interiori della mente umana, uno spazio in cui la forma lascia il posto alla sensazione, e l’identità si spoglia delle sue maschere sociali. In questa mostra, il subconscio non è solo una fonte d’immagini ma l’essenza stessa della libertà. Una libertà che non si misura nelle scelte esteriori, ma nell’emersione non filtrata della verità interiore.

Il subconscio non parla con le parole. Parla per visioni frammentate e viscerali. Le opere in mostra traducono queste visioni in materia, dando corpo a figure che non sono ritratti nel senso classico, ma apparizioni psichiche. I volti che incontriamo sono consunti, sfocati, segnati dalla tensione tra presenza e scomparsa. Gli occhi sono chiusi o assenti, le bocche cancellate, eppure il loro silenzio è assordante. Comunicano attraverso la materia pittorica, nella violenza del gesto, nella contraddizione dei colori. Queste figure non sono persone, sono stati d’animo.

L’assenza di tratti nitidi non rappresenta una perdita d’identità, ma un rifiuto delle identità imposte. Nell’annullamento del riconoscibile si apre uno spazio alla possibilità, alla molteplicità. I volti diventano contenitori collettivi, portatori di sedimenti emotivi come la memoria, il trauma, il desiderio, il sogno. Le forme astratte rifiutano la logica e ci trascinano in un mondo dominato dall’intuizione. Ogni imperfezione è una porta sull’inconscio. Ogni deformazione è un istante di verità emotiva.

I fondi monocromatici, arancio bruciato, grigio pallido, blu intenso, giallo oro, nero, non descrivono ambienti, ma evocano climi interiori. Ancorano le figure e, allo stesso tempo, le isolano, costringendo chi guarda a un confronto ravvicinato. Il contrasto tra calma e caos, tra trasparenza e materia, tra ordine e rovina, restituisce la complessità dell’esperienza interiore: serenità e angoscia, repressione e eruzione, fragilità e potenza.

“Il Subconscio è libertà” invita il visitatore a liberarsi dal bisogno di capire, di definire, di risolvere. Quella di Ghazanchyan è arte dell’apertura, della resa. Una chiamata a disimparare il linguaggio del controllo per entrare in dialogo con ciò che di noi resta invisibile. In queste opere non c’è inizio né fine, nessuna narrazione da seguire, solo la forza grezza di ciò che abita sotto la superficie della coscienza.
Non è una fuga, è un ritorno, un ritorno all’istinto, alla vulnerabilità, al potere silenzioso dell’essere senza difese perché nel subconscio non ci sono regole. E in questo, c’è libertà!
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