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Francesca Bogliolo

AssediA di Giovanni Trimani



Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati» «Dove andiamo?»

«Non lo so, ma dobbiamo andare»

J. Kerouac

Il continuo porre l’accento sul tema della sedia evidenzia come per Giovanni Trimani questo sia tema portante, capace di veicolare a livello simbolico significativi contenuti artistici e biografici, da lui considerati emotivamente rappresentativi. Nell’evoluzione progettuale del concetto di AssediA si assiste all’introduzione di un nuovo elemento del tutto inaspettato: l’uomo.

Il Chair-man assume la valenza iconica della presenza caratterizzante, non dissimile concettualmente dalle figure che, nel Medioevo, abitavano le iniziali miniate dei manoscritti. La sedia, colta in un’immobilità instabile, occupa uno spazio indefinito in cui sembrano imperare i grandi dilemmi dell’uomo, sui quali prevale con decisione il “dove andiamo?”.

Sebbene non si conosca la risposta, pure si sa di dover andare, obbedendo allo stesso misterioso quanto imperativo palindromo che proprio a Roma, città originaria di Trimani, si collocava sulla soglia di Villa Palombara. Si sedes non is, o, letto al contrario, si non sedes is, ovvero se siedi non vai, se non siedi vai: la doppia lettura invita l’uomo ad alzarsi per prendere piena coscienza, per dare voce al suo presente.


La sedia, che nel suo profilo trattiene in nuce le linee della lettera h, non può che rimanere muta e rappresentare il silenzio, l’attesa. Il vuoto e il pieno si compenetrano con equilibrio e rigore, mentre l’ironia trova spazio tra le forme, si svincola dalle convenzioni sociali, si appoggia alle proprie certezze. Seriale protagonista, l’Assedia si mostra ancora una volta foriera di interrogativi esistenziali, autentica testimone di vita.


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